Nedo Tavera

ELISA BONAPARTE BACIOCCHI PRINCIPESSA DI PIOMBINO
É questo un preciso capitolo di storia napoloeonica locale che non era mai stato scritto. Attraverso la nozione e la constatazione diretta di una massa di lavori eseguiti nel breve periodo francese, manifestazione di ripresa della città di Piombino, troppo logorata dai Boncompagni Luodovisi, è già posibile avvicinarsi alla confi-gurazione di una quadro realistico del governo dei Baciocchi, ispirato, pur con tutte le sue luci ed ombre, al "Bonheur du peuple", come parola d'ordine per la popolarità della causa bona-partista, ed anche, in buon misura, ad uno spirito di rinnovamento che nasceva da una sincera volontà progressista.Non esiste una vera e propria coscienza in merito a che cosa significò l'era dei Baciocchi; e perché poco, e non di rado a sproposito, se ne è parlato.In questa sede ho dato particolare rilievo ad argomenti e temi che mi premeva trattare sulla città capitale. Riaprendo d'altronde un corso di storiografia napoleonica locale, non potevo esimermi dal ricacciare leggende e luoghi comuni radicati e dal ricostruire, benché sinteticamente quanto era indispensabile del passaggio stOrico fra Rivoluzione francese e Restaurazione.


PIOMBINO NAPOLEONICA

Il 18 marzo 1805, Napoleone Bonaparte donava l'antico Stato di Piombino, in piena sovranità, alla sorella Elisa attribuendo al di lei marito, Felice Baciocchi, il titolo di Principe dell'Impero. Il Prin-cipato piombinese mantenne, come succedeva da secoli, la propria co-pleta autonomia sotto il profilo giuridico, benché, adesso, fosse palesemente inquadrato in un rapporto di vas-sallaggio con la Francia. Alcune branche dell'amministrazione centrale di esso, come le cancellerie e le segreterie dei regnanti, certi affari militari e di polizia, finirono ovviamente per essere cumulate con quelle inerenti al Principato di Lucca, prima, e al Granducato di Toscana, poi.

Il Principato napoleonico piombinese si reggeva su un ordinamento tipico dell'assolutismo monarchico. Poiché il regime dei Baciocchi fu strettamente personale, Felice I deteneva in sé il potere legislativo e, pertanto, emanava leggi e decreti di "motuproprio", de-mandandone l'attuazione a ministri e funzionari, per lo più francesi e pro-venienti dall'esercito.

Sulla scorta dell'esperimento francese, i Baciocchi riformarono intera-mente l'ordinamento giuridico dello Stato piombinese, sicché, anche in tale regione, come altrove, in Italia, «la legislazione napoleonica incise in tutti i settori della società e della vita civile. Limitandoci qui agli aspetti più duraturi di quest'opera di rifondazione, ricordiamo in primo luogo [...] l'introduzione dei codici francesi (codice civile detto codice Napoleone, codice penale, codici di procedura civile e criminale, codice di commercio, codice del notariato) che mantenuti in vigore nelle loro parti essenziali dai governi della Restaurazione serviranno di base alle codifi-cazioni dell'Italia unita»

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