Enrico Beni

STORIA DI PIOMBINO DALLE ORIGINI AI GIORNI  NOSTRI


Dopo la caduta di Populonia distrutta, prima dai Romani, (anche se in parte ricostruita) poi finita di distruggere dagli Orobiti e Saraceni, i populoniesi si rifugiarono in gran parte sulla punta del promontorio presso una sorgente battezzata poi la "fonte dei canali", abitando dapprima in capanne di terra e fango. Lì vicino fu fondato, tempo dopo, il Monastero di S. Giustiniano di Falesia che prese sotto la sua ala quella piccola comunità. In seguito con la protezione di Pisa e lo sviluppo dei suoi commerci la cittadina divenne prosperosa, attrasse nuove persone, si costruirono chiese, palazzi e torri. Alla vendita di Pisa ai Milanesi da parte di Gherardo Appiani, Piombino insieme all'Elba divenne uno stato autonomo; grazie alla sua posizione sul mare, fu conteso dalla Repubblica Fiorentina, da Francia e Spagna, ma riuscendo a mantenere lasua indipendenza fino al 1815, quando divenne parte del Granducato di Toscaana e poi d'Italia. Iniziò così la sua decadenza e solo dalla fine dell'Ottocento a tutto il Novecento risorse dalle sue ceneri divenendo una della città più importanti per l'industria siderurgica e metalmeccanica e punta di diamante della nascente classe operaia. Il fascismo si sovrappose all'anima socialista della città, stringendola in una dittatura, subita e mal sopportata, fino a che con la Battaglia di Piombino del 1943 fece la sua riscossa, tanto che ciò le valse la medaglia d'oro. Nell'Italia repubblicana Piombino ha continuato ad espandersi grazie alla produzione dell'Acciaio, arrivando a sfiorare i 41.000 abitanti. La miopia dei governi nazionali ed europei, divenuti succubi del potere finanziario e di una globalizzazione "selvaggia" ha portato, poi, la città in una profonda crisi e allo spegnimento dell'ultimo altoforno nel 2014.

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Commento dei lettori: Buongiorno,

mi chiamo Giuseppe Cavicchioli e sto leggendo il libro " Storia di Piombino " di E. Beni.

Dico la verità e mi ero avvicinato al libro pensando che sarebbe stato il solito polpettone come, sullo stesso tema, altri lo hanno preceduto. Invece NO è un libro diverso, impostato in altro modo, scritto bene, facile da leggere, pieno di riferimenti e appassiona e poi ..... non so più che cosa aggiungere anche se vorrei. Dico un'altra verità: non l'ho ancora finito di leggere; anzi sono agli inizi, ma solo per mia pigrizia e NON voglio aspettare a finire il libro per complimentarmi con l'autore, ma lo faccio già da adesso e sono alla pagina 110. Mi piace, mi piace Grazie Enrico Beni

Un grazie anche a Stefania che sicuramente lo avrà spronato, stimolato e .... 

Grazie alla " la bancarella"

Giuseppe Cavicchioli

Enrico Beni buongiorno,

tempo fa le scrissi un mio commento, sulla sua opera, quando ancora lo avevo appena iniziato a leggere. Oggi, finalmente, ho finito di leggerlo e confermo il mio " giudizio" a suo tempo espresso, anzi mi piacerebbe migliorarlo ed approfondirlo, ma non sono di esprimermi più di tanto. Resta il fatto che: è da leggere, non è un " mattone" come può sembrare con le sue 510 pagine, è reso gradevole per la sua suddivisione in capitoli, è scritto in modo fluido e comprensibile, ottimi i riferimenti, le fonti, la bibliografia ed i riferimenti storici di corollario che hanno avuto influenza su Piombino.

Grazie

Giuseppe Cavicchioli

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