INTERVISTA A FIORENZO PELAGAGGE

Intervista a FIORENZO PELAGAGGE in occasione del suo ultimo libro SULLE ALI DELLA METAMORFOSI

Fiorenzo Pelagagge è autore e curatore di altri due libri editi dalla Bancarella Editrice.

il primo: "PER MEMORIA E NON PER NOSTALGIA" : libro che racconta la vita e l'esperienza di una famiglia dai primi del novecento agli anni '80 ; passata dalla miseria al riscatto tramite il duro lavoro nelle miniere e nei campi e poi, attraverso il Fascismo, la seconda guerra mondiale la resistenza il miracolo economico... e le delusioni del presente.

Il secondo libro pubblicato è "LA MIA FAMIGLIA DAL FOLKLORE AL "MARISMA"" dove Fiorenzo narra le antiche origini della sua famiglia, proveniente dall'aretino e sbarcata in Maremma, fino alla sua storia giovanile e all'introduzione nel mondo del lavoro nell'industria siderurgica sviluppatasi a Follonica dalla fine dell'800 e, di cui oggi rimane il segno nel grande complesso del MUSEO MAGMA.

E la prima domanda che ci sovviene è:

Come mai il titolo "Sulle ali della metamorfosi", e cosa vuol significare?

Questo titolo è nato in un momento in cui siamo attraversati da un vero cambiamento o "metamorfosi" (dal greco 'Metamorphosis' ) che richiama in causa il nostro vivere comune. Non si tratta della trasformazione del bruco e della farfalla, in grado di vivere differentemente l'uno dall'altra pur mantenendo gli stessi geni. Neanche del "girino" che nasce senza zampe e poi diventa "rana".

Tanto meno della "locusta" insetto solitario che si rigenera autonomamente in terribili sciami. E neanche di quei personaggi o animali mitologici dii cui narra Tolkien o quelli psicologici di Stevenson nel dott. Jekill e mister Hyde e, nemmeno di Gregor Samsa, lo scarafaggio di Franza Kafka .

E così pure di tutti gli effetti globali accaduti negli ultimi decenni, al di là della sfera politica e democratica i quali passano e si affermano come "sempre accaduti"; come le guerre, gli effetti climatici, la migrazione, la minaccia della libertà conquistata, le religioni etc.

Qui si parla dell' "UOMO" inteso a livello filosofico e cognitivo più che fisico, perché sono le nostre idee o piuttosto i nostri geni a "mutare" e ad evolversi progressivamente e velocemente; modificando la realtà della nostra società all'interno di un processo non solo antropologico.

Oggi per l'uomo non ci sono due istanti di cui uno uguale a quello precedente, che chiama in causa, giorno dopo giorno, il nostro modo di essere e di stare al mondo. Ecco questa è una delle ragioni profonde che mi tormentano, il vivere una vita pratica sempre più incerta "parallela" a quella teorica e virtuale. Invito perciò i lettori a salire insieme a me "Sulle ali della metamorfosi" per comprendere la direzione della nostra vita oggi.

Seconda domanda: In questa metamorfosi di cui tu parli, citi Piero Ottone e Uberto Eco e la loro preveggenza di un fosco futuro, manipolato dall'informazione che, rende tutto dubbio e la verità fa fatica ad emergere, mutando la realtà che non è più chiara come un tempo.

Siamo negli anni '90, con un certo ritardo inizia con "Internet" la nuova era della modernizzazione del sistema Italia generando l'inizio di una Metamorfosi del progresso tecnologico e delle comunicazioni senza precedenti. Tramonta così quella ricerca secolare della verità. La verità oggi ha più sfaccettature e forme. Regna uno scetticismo di massa, difficoltà a trasformare le industrie e la pubblica amministrazione, si alimentano dubbi pure sulle istituzioni.

Ecco che ci viene in aiuto per comprendere la realtà Piero Ottone, scomparso a 92 anni, giornalista di statura internazionale, direttore prima del Secolo e poi del Corriere dal '72 al '77e forte conservatore con il suo credere solo nella verità dei fatti. Scriveva: «È necessario interpretare gli eventi del passato per capire quelli del presente e forse prevedere quelli del futuro

Anche Umberto Eco ci viene in aiuto: ricordo qui in breve la sua vita di intellettuale illuminato per comprendere il perché della mutazione senza ritorno. Eco scomparso nel 2016 a 84 anni, scrittore, semiologo, filosofo, accademico, saggista, bibliofilo ecc, otto anni più giovane di Ottone, insegnava cultura di massa, amava internet, odiava i social media (salvo ricredersi) e scriveva: «Quando la cronaca tende a restituirci la superficie dei fatti e la realtà del fatto che non è come la vediamo e la leggiamo, essa è costruita in modo subdolo, per soddisfare gli scopi del potere...»Siamo così in piena "metamorfosi" che ha generato e genera incertezze e nuovi costumi. Un fosco futuro «un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire» come affermava Marguerite Youcenar.

Terza domanda: Nel capitolo lo Specchio dici :« Io quanto più possibile cerco di fuggire dalla dipendenza della Rete dalla quale siamo attratti. Scrivo con il lapis, senza l'ausilio di Internet e spengo lo smartphone durante la conversazione tra amici»

Questo poi ti ha spinto a ricercare nella tua bibliotechina le orme di in passato perduto anche attraverso dei racconti degli anni '30 del Novecento, che riporti integralmente nel libro, per quale ragione ?

È vero spesso sento il desiderio di fuggire dalla dipendenza della "Rete" e perfino dallo Smartphone per due motivi opposti.

Primo: per tornare ad essere "autentici" come diceva Michel Foucault nella confessione di sé.

Secondo: rigenerare lo spirito in modo che mi faccia sentire parte di questo "cambiamento", un bel guazzabuglio! Tutto questo mi spinge a trascorrere del tempo nella mia disordinata "bibliotechina" posta al piano stradale della mia abitazione come nei vicoli di Napoli. Non manca l'occasione di venire ricompensato dal saluto colloquiale degli amici, dove l'argomento dominante, nel passato era lo sport, oggi sono i mutamenti sociali odierni ma, anche le storie umane del passato.

La bibliotechina mi riserva anche liete letture e sorprese, durante la ricerca di libri riferiti a storie dagli anni '20 agli anni '45 del Novecento.

Seduto sul divano, improvvisamente, osservando uno specchio sono caduto prima in un dormiveglia, poi in un sogno, e la realtà trasformata dall'immaginazione, mi ha trasportato in un oblio dantesco, dove ho partecipato ad un dibattito sul confronto tra due epoche. Un incontro con i protagonisti delle tenebre o dell'Ade che dir si voglia, dove, ho trovato mio padre che deluso di come il mondo si è evoluto mi ha lanciato l'accusa, «Anche tu figlio mio?».

Al risveglio, una tristezza, e la delusione sofferta da mio padre, mi hanno scosso dalle fondamenta che mi legano a quel passato e che io sento ancora di difendere e proteggere.

È anche da questi incontri surreali che prende spunto questo mio libro, e porgo alla riflessione del lettore racconti di quella vita quotidiana, ormai scomparsa, e riflessioni e accuse dei nostri antenati trapassati e morti per una giusta causa, che sentono tradita per meglio capire la Metamorfosi.

Quarta domanda: Nel capitolo le onde generazionali affronti il problema dell'adolescenza che approfondisci nel capitolo: "La crisi della società contemporanea". Come mai questo interesse spassionato verso i nostri giovani? Quale è il pericolo che li sovrasta?

Questo capitolo inizia con un aforisma : «Insegnare ai figli a non desiderare il potere li rende immuni dal desiderio di combatterlo.» Sembra un affermazione banale, ma oggi, per un giovane non è facile crescere e, ancor meno, divenire migliore dei suoi genitori. C'è un declino sociale ed economico nascosto del paese, non soltanto nella globalizzazione ma anche, da una ragione profonda, quasi inscindibile che ha che fare con ciò che abbiamo "trasformato" e con ciò che abbiamo voluto "mantenere"; cioè una radice educativa dei figli che si ramifica fin dentro le nostre case, nelle camere dei figli con la Rete e nella scuola. Un naufragio sociale degli adolescenti e dei giovani a seconda della provenienza sociale e culturale, i quali saranno privati dell'enorme patrimonio educativo, mancherà loro il senso della vita con il rischio di cercare la felicità nella droga. Inoltre il liberismo selvaggio ha prodotto una forbice globale, più ricchi meno poveri. Milioni di giovani poveri fuggono dai paesi in guerra, per giochi di potere, e finiscono nei lager e sotto la mafia: veri e propri cani sciolti. Insomma oggi la nuova società produce benessere ma, allo stesso tempo nuove povertà, ed i giovani emarginati che non riescono ad ingranare nella vita del nuovo mondo tecnologico sono il prodotto di questa "Metamorfosi"

Quinta domanda Nel capitolo "Il patrimonio letterario" lanci un dardo a favore della letteratura, e degli scrittori, specialmente quelli degli anni 40 e '60 (Calvino, Vittorini, Buzzati Fenoglio Pavese Pasolini, Cassola) del loro modo di fare cultura e della loro influenza nella società. Secondo te qual'è il ruolo dello scrittore anche oggi?

Sono stato e sono tutt'oggi un cultore della letteratura del passato. In particolare degli scrittori che vanno dagli anni '20 agli anni '70 del Novecento. Furono i primi precursori del mondo letterario che va dal realismo al post -moderno, passando dal Futurismo al Neorealismo. Si tratta di Buzzati, Fenoglio, Pavese e poi Vittorini, Pasolini e Calvino che avevano tentato questa strada già durante il fascismo ma, erano stati considerati dissidenti e, accusati di falde ideologie. Chi più e chi meno iniziarono a produrre non più i rituali avvenimenti del passato, ma nuovi stili e riflessioni, fantasia nell'immaginare un futuro, trascinato da una fase virtuale, misurabile non soltanto dai sogni, ma dai possibili eventi che, favorivano la nascita di un futuro che rompeva con i realisti del passato. Questi scrittori, erano convinti che l'intellettuale impegnato, non doveva fare a meno di creare una nuova letteratura che potesse portare ad una riflessione politico - sociale. Purtroppo molti di loro sono scomparsi e le loro idee hanno fatto la fine del bruco, prima di divenire farfalla. Gli ultimi sono stati Calvino (di cui ricordo le "lezioni americane" per le giovani generazioni, scritte a Castiglion della Pescaia, in un villaggio turistico dove era custode un mio cugino, e dove morì all'improvviso nel 1985) e Pasolini; dopo di loro Umberto Eco. Ma poi è venuto meno lo status di intellettuale come guida storica, morale e dotta, lasciando il posto all'intellettuale di massa, dove uno vale uno, così li definisce Claudio Messora. «È un categoria soltanto italiana, intoccabili, schierati con il politico di turno, hanno un interpretazione per ogni cosa, dispensano opinioni su tutto; cene e convegni quotidiani, fanno varie apparizioni in Tv per avere visibilità presso il "videopopolo."

Ho scritto questo libro perché spero che anche il mio piccolo contributo serva a questi nuovi scrittori per "convertirsi", ad essere faro presso le nuove generazioni, sui nuovi problemi quali, l'ambiente il lavoro, le migrazioni e la ridistribuzione delle ricchezze e dei ruoli politico sociali.

Sesta domanda: Più avanti Parli anche della emancipazione della donna, che non è quella di assumere il ruolo del maschio ma di mantenere la sua natura che non vuol dire assoggettarsi all'uomo ma esser come dice anche la Bibbia "Dio creò l'uomo maschie e femmina lo creò» perciò di pari dignità e stessi ruoli, mentre oggi succede il contrario...

Ancora oggi la giornata contro la violenza sulle donne (25 novembre) è l'occasione per ricordarci che i diritti paritetici con l'uomo non sono ancora riconosciuti e garantiti e tanto meno la libertà. Già nel 1789 in Francia entrò in vigore la "dichiarazione dei diritti dell'uomo" a cui spettava il dominio della sfera pubblica, le decisioni politiche, sociali ed economiche e quelle emotive e sentimentali dimenticandosi (sic!) della donna che era relegata nelle quattro mura di casa. Insomma ancora una società modellata sul "maschio" e per lo più bianco (rimaneva in vigore la schiavitù per gli uomini di colore) e che stabiliva la donna come oggetto, fatta per la procreazione e il piacere dell'uomo. Sempre in Francia però avvenne un fatto rivoluzionario. Una donna Olimpia de Gouges scrisse la " dichiarazione dei diritti della donna e dei cittadini" ma finì ben presto ghigliottinata. Seguiranno altri movimenti femminili in Usa e nel Regno Unito dove le "suffragette" sfidarono il parlamento prima pacificamente, poi passarono alla guerriglia urbana. Soltanto dopo 80 anni nel 1928 il Parlamento Inglese concesse, per la prima volta, il diritto di voto e il riconoscimento paritario.

In Italia, bisogna attendere fino al 10 marzo 1948 perché la donne votino e, possano entrare in parlamento (21 donne su 90 eletti). Ma bisogna attendere fino agli '60 del Novecento perché siano riconosciuti ulteriori diritti, (ma non tutti).

Però c'è sempre un lato oscuro nelle conquiste, anziché compattare la società spesso la dividono. Oggi via via, la "metamorfosi del costume" ha creato due stili di vita diversi tra l'uomo e la donna-

Molte donne tendono a mettersi sul piano peggiore dell'uomo, come nell'amore, dove al legame duraturo preferiscono lo spirito dell'avventura e il piacere sessuale, rifiutando il sentimentalismo.

L'uomo, ne approfitta, come eterno dongiovanni passa da un fiore all'altro, ma quando ritiene che quella donna particolare è di sua proprietà ricorre alla violenza e allo sfruttamento in casa e nel lavoro arrivando fino al "femminicidio".

Insomma una vera sconfitta della famiglia, per suo principio destinata allo scambio di sentimenti e doveri paritari e alla formazione delle generazioni future.

Settima domanda: Nel libro c'è anche una ampia parte dedicata alla politica, Populismo Razzismo ecc. alla storia moderna, alla presunta liberazione sessuale degli anni '70, al Fascismo alla sua presenza quotidiana . E qui ti ispiri a Umberto Eco e al suo pamphlet "Il Fascismo eterno".

Prima di tutto occorre chiarire due aspetti della storia.

Primo: se la democrazia ha come condizione preliminare "L'esistenza dello stato democratico".

Secondo: se il il populismo è una forma di democrazia, dato che ha lo scopo di soddisfare le aspettative del popolo e, magari portarlo a sua insaputa, sotto un regime dittatoriale o autoritario dove le libertà non sono garantite.

Purtroppo la gente non ricorda a quali funeste conseguenze ha portato nel passato il Populismo.

L'Italia nel suo passato secolare ha conosciuto mescolamenti delle varie etnie, invasa e conquistata distrutta da potenze straniere è divenuta uno stato unitario da solo 159 anni. Ma il suo popolo non sapeva che cosa era la democrazia (fatta l'Italia bisogna fare gli italiani , ci ricordava Massimo d'Azeglio nel 1861). Così poco dopo nacque la tendenza al trasformismo e al populismo servile e senza regole, come quando nel 1920 arrivò il Fascismo che rinnegava le conquiste democratiche. Al popolo italiano piaceva e piace essere servito e delegare tutto ad una sola persona (Mussolini "docet").

Ancora oggi i venditori di slogan, di faciloneria e di antipolitica trovano terreno fertile in un paese posto sotto l'assedio della "Metamorfosi" in cui cresce la rabbia sociale (più ricchi più poveri), gli odi e i razzismi. E così i cittadini si preoccupano solo di se stessi riversando le loro paure e il loro odio sugli immigrati. «Odierai il prossimo tuo» cita il Cardinale Zuppi di Bologna in un libro uscito di recente citando il sovranismo=nazionalismo, come male dei nostri tempi.

Purtroppo oggi il tramonto degli ideali ha aperto la strada ad un totalitarismo sfrenato che è entrato come un virus in molti italiani che, rimpiangono con nostalgia il Fascismo senza conoscerne la storia, alimentato da giornalisti schierati con personaggi senza cultura politica e sociale, come succedeva ai tempi i Mussolini.

Ma anche allora c'erano dei giornalisti coraggiosi come Matilde Serao che si opposero all'andazzo generale scrisse la Serao: «Noi denunciamo il maligno piano del Fascio perché i buoni cittadini facciano in tempo a guardarsi dal pericolo di ciò che il fascio si prepara a compiere, oggi non è più per il Parlamento ma è rivolto a impressionare le masse.» La Serao ne pagò poi le conseguenze con vili aggressioni.

Passano gli anni e certi sentimenti populisti si ripropongono e Umberto Eco dopo 75 anni, come Matilde Serao, spiegò alla Columbia University di non sottovalutare il Fascismo che rappresenta ancora un pericolo reale. «Dietro un regime e la sua ideologia c'è sempre un modo di pensare e di sentire, una nebulosa di istinti oscuri e di pulsioni le cui ossessioni travisate con abiti civili continuano a infestare i discorsi dei politici con l'obiettivo di rafforzare il potere esercitato sull'ordine sociale.» Ed elenca una serie di caratteristiche denominate (14 archetipi) che chiama "UR Fascismo eterno", ed è sufficiente uno dei 14 archetipi sia presente per fare coagulare una nebulosa fascista.

Per quanto riguarda la liberazione degli anni '70 del Novecento, uno stigma, è quello dei 400.000 giovani che si riunirono al Parco Lambro a Milano nel giugno 1976 e che passò alla storia come rito di passaggio del sogno proletario, nel clima della liberazione sessuale collettiva e senza pudore. Musica, danze nudismo liberalizzazione della droga e della sessualità maschile e femminile fuori dal conformismo in cui erano rinchiusi e con un bigottismo imperante. Un segnale di ribellione verso una società che puniva il possesso di riviste porno. Per loro era il momento giusto di dare alla gente ciò che desidera.

Tuttavia come spesso accade quando si esagera si perde la misura e il senso della realtà all'interno del potere in controtendenza. Fatto sta che i frutti di quella esortazione alla libertà furono usati (furbescamente) come seme di libertà a favore nella nuova era del "consumismo". Tv radio, riviste, giornali, tutto diventa un "business" con tanti zeri. E così la rivoluzione dei sognatori la portarono a compimento gli strateghi del mercato. Cinema a luci rosse non esistono più, il porno è gratis su Internet, oggi mostrare la nudità o il sesso libero ha annullato il desiderio di guardare il porno perché ha la stessa carica trasgressiva di come mangiare una cioccolata. Non mi sembra un buon risultato.

Ottava domanda: Alla fine "nel capitolo " Il tragitto dei mutamenti" affronti la disgregazione della famiglia," considerata una conquista sociale mentre invece è una vera "Debacle". Una metamorfosi che invece di tramutarsi in una splendida farfalla si tramuta in un essere amorfo e senza capo ne coda.

Negli anni '90 del Novecento con la scoperta di Internet inizia un profondo rivolgimento della nostra società e del costume, che scompaginerà la nostra vita presente e futura. Un mutamento epocale dominato non solo dai mass-media (Tv Web, radio, giornali ecc.) ma anche dalla pressione esercitata dai grandi movimenti sociali ed economici dei popoli che affliggono il nostro pianeta che nel psasato coincidevano o erano influenzati dal clima, epidemia ecc.

Oggi non è così! La trasgressione di interi popoli diverrà una cosa normale ed inevitabile per risolvere il nostro futuro condizionato dal costante andamento demografico (meno nati più morti).

Tuttavia il nostro futuro è condizionato anche dai nostri desideri e aspettative come la ricerca della felicità a tutti i costi, dagli adolescenti agli adulti.

È stata cancellata l'età di mezzo e ne ha preso il posto una illimitata "giovinezza". I genitori rinunciano a se stessi per mimetizzarsi nella cultura e nel look dei figli; i quali assistono poi, ai pasticci sentimentali e a i matrimoni spezzati. Difendono i figli a spada tratta e li scusano davanti ai professori che pretendono disciplina e rispetto delle regole costituite e, li lasciano soli dinanzi alle prime esperienze sessuali. Insomma questi nuovi metodi di educazione da parte del genitore "amico" e non pedagogico fino a dare al figlio tutto ciò che "lui" non ha avuto "poverino", perdendo così d'autorità arrivando al permissivismo assoluto sono deleteri. Per i ragazzi, per fortuna non tutti. sarà un naufragio educativo, mancherà loro il senso della vita con il rischio di essere risucchiati dal branco e dalla droga (Un terzo della popolazione ha provato almeno una volta nella vita ad assumere cannabis e sette su cento hanno provato la cocaina.) Forse una speranza viene da una parte dei giovani che accusa: « Piantatela di starci addosso e di scaricare le vostre incertezze, di toglierci la nostra indipendenza, divenite ADULTI e forse cresceremo anche noi. Smettiamo di litigare e di accusarci a vicenda!»

Nonostante tutto io continuo a essere ottimista sul futuro dei nostri giovani, basta osservare molti di loro nell'eroico comportamento durante le tragedie familiari, climatiche, terremotali, dimostrando una maturità che sembrava perduta.

Nona domanda: Per finire hai aggiunto anche un racconto sulla nuova famiglia e sulle nuove tecniche educative ovvero sulla mancanza di educazione e di rispetto dei ruoli. Risultato tale comportamenti portano inderogabilmente allo sfacelo della nuova società-

Si può dire che ho già risposto nelle domanda precedente. L'unica cosa che possono aggiungere è che il racconto finale è una fotografia (Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, come si scrive nei titoli di testa dei migliori film) dei nuovi comportamenti e dei nuovi modi di vivere delle sempre più numerose famiglie allargate. Forse il racconto potrà contribuire a far riflettere le nuove generazioni e impedirne l'imitazione e forse a contribuire e a far prendere coscienza di come sono caduti così in basso!

Henry

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